Roberta De Caro

“La mia indagine inizia con materiali e oggetti che suscitano interesse per le loro qualità formali e il loro potenziale nel trasmettere significato. Faccio spesso uso di oggetti familiari che sono allo stesso tempo collettivamente riconoscibili e di risonanza personale, esistenti nella vita di tutti i giorni o come ricordi d'infanzia.

Trasformati in metafore fisiche, questi oggetti diventano veicoli per osservare la rete di associazioni più profonde che suscitano inconsciamente; il mio lavoro esamina il ruolo che svolgono nel modellare il nostro comportamento.
La scultura è centrale nella mia pratica, spesso presentata in installazioni che la mettono in dialogo con opere su carta. L'enfasi è sul processo e sull'artigianato combinati con un'estetica informata dal minimalismo e dall'Arte Povera. Il mio lavoro multidisciplinare spazia dai disegni alle incisioni, dal vetro alla fusione in bronzo e all'uso di ready-made, evidenziando l'influenza di artisti come Mona Hatoum e Robert Gober, così come una tradizione di artisti femministi come Louise Bourgeois e Barbara Kruger. La mia pratica comprende anche performance e progetti di arte partecipativa.
Alimentato da una risposta cruda alle questioni socio-politiche, il mio lavoro interroga i costrutti sociali da una prospettiva femminista, esaminando questioni di abuso di potere e disuguaglianza di genere all’interno della sfera domestica. La sfera domestica è descritta come un’incubatrice di comportamenti che vengono replicati nella società più ampia. Le parole sono spesso presenti nel mio lavoro come indicatori del potere del linguaggio nel sostenere un’ideologia distorta dal genere, facendo riferimento alla teoria femminista postmoderna e alla semiotica di Roland Barthes”.




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