Romano Donà, nato a Murano nel 1956, discende da una lunga stirpe di esperti vetrari. Inizia giovanissimo il suo apprendistato con il padre presso la Vetreria Fratelli Manfren, apprendendo l'arte della lavorazione del vetro.
Collabora con Livio Seguso a partire dal 1975 e lavora con altri artisti come Henry Mavrodin, Federica Marangoni, Mimmo Rotella e Ugo Marano, perfezionando la sua arte e sviluppando un talento per la scultura in vetro.
Nel 1987 ha vinto il Premio Murano per i maestri vetrai.

Nel 1997 Romano entra a far parte della vetreria Stefano Toso , dove crea i suoi pezzi originali e collabora con altri designer, come Rodica Tanasescu, Antonio Meneghetti, Raffaele Rossi e David Farsi. Nel 2000, ha lavorato con Silvano Belardinelli, direttore artistico di un gruppo di artisti giapponesi, per convertire i loro progetti in vetro.

Successivamente, negli ultimi anni della sua carriera, lavora presso lo studio Ars Cenedese.

Durante la sua collaborazione con Stefano Toso, le sculture di Romano furono etichettate con il marchio "vetro artistico", il numero 49, e con il numero 11 durante la sua permanenza presso il marchio Ars Cenedese.

Romano ha sperimentato nel 2003 le tradizionali tecniche muranesi del fiigrana e dell'incalmo , facendo sembrare del tutto nuovo l'utilizzo di queste antiche lavorazioni. Questo esperimento ha portato ad una nuova collezione Oggetti per il mercato statunitense.

Negli anni 2000 Romano ha collaborato con Lucio Bubacco per combinare la tecnica della lampada con il vetro massiccio, dando vita ad una serie di grandi vasi con paesaggi applicati in rilievo.

Romano è ora in pensione, lasciando dietro di sé un'eredità di magistrale lavorazione del vetro e contributi all'arte della lavorazione del vetro.

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