The history of glass production in Tuscany
Nel contesto toscano, le uniche testimonianze certe della produzione vetraria di epoca romana sembrano essere i ritrovamenti in Piazza della Signoria a Firenze, che hanno portato all'identificazione di una vetreria databile probabilmente tra la fine del IV e gli inizi del V secolo d.C.

Il vetro fiorisce in Toscana a partire dal XIII secolo

A partire dal XIII secolo le testimonianze della produzione vetraria toscana si fanno più numerose. Tra i tanti centri di produzione, quelli di eccellenza erano localizzati in Valdelsa. Nei territori di Montaione e Gambassi Terme, in particolare, vengono riportati alla luce impianti produttivi di epoca medievale e la vetreria di Germagnana, documentata nella locale mostra permanente.
Tra le forme di produzione più diffuse vi sono vetri cilindrici o troncoconici con pareti lisce, e vetri modellati con motivi geometrici in rilievo; bottiglie dal collo stretto e dal corpo globoso e, in misura minore, fiale da farmacia. Meno comuni in questo periodo erano i calici e le stoviglie.

Dalla seconda metà del XV secolo il vetro toscano si emancipa dal vetro veneziano

Se è vero che nel frattempo la produzione veneziana prende il sopravvento a livello europeo, soprattutto grazie alla scoperta e al perfezionamento del vetro cristallino , è anche vero che già a partire dalla seconda metà del Quattrocento la produzione fiorentina subisce una mutazione a causa del programma di propaganda della casa regnante. Occorre tuttavia giungere agli inizi del XVII secolo per osservare nella produzione fiorentina una vera e propria emancipazione dai modelli muranesi.
Sotto Francesco I, Ferdinando I e Cosimo II furono riorganizzate le officine e avviate nuove fonderie, come quella nel Casino Mediceo a San Marco, o quella aperta nel Giardino di Boboli a Firenze. Tra le nuove forme di vetreria, dal gusto tipicamente manierista, si possono osservare calici a stelo, bicchieri conici, vasi con coperchio, piatti da parata e trionfi da tavola (creati per stupire e divertire i commensali), che sono numerosi.

Nel XVIII secolo le forme del vetro tornarono sobrie. Ma le richieste della nuova borghesia influenzano il mercato

Il Settecento vide una progressiva semplificazione delle forme in contrasto con il virtuosismo barocco del vetro seicentesco. Le nuove misure protezionistiche messe in atto dal Granduca, che resero estremamente difficile l'arrivo di prodotti stranieri o di manodopera specializzata, nonché l'affermazione della borghesia, che richiedeva prodotti sempre più raffinati per avvicinarsi all'opulenza della nobiltà, spinsero le fornaci toscane imitare prodotti di cristallo pregiato stranieri e veneziani.

Ecco perché l'attività di fabbriche come quelle di Montaione e Colle Val d'Elsa divenne progressivamente più importante. Nel 1738 i 'Maestri di Montajone' furono espressamente citati in un bando emesso da Francesco Stefano che, per salvaguardare la produzione locale, vietò ai vetrai della zona di andare a lavorare oltre i confini del Granducato. Risale invece al 1820 l'inaugurazione della prima fornace per il 'cristallo' a Colle Val d'Elsa.
Tuttavia, questa produzione di carattere elitario continua ad essere affiancata dalla produzione di ceramiche più comuni, generalmente di vetro verde, legate alla conservazione dei prodotti agricoli della regione. In generale si tratta di una produzione artigianale, svolta da aziende a conduzione familiare, la cui attività rimane confinata al proprio territorio.

Dopo l'Unità d'Italia

Una nuova era di protezionismo nazionalistico indusse l'azienda francese Saint Gobain a costituire una propria filiale - che sarà denominata Fabbrica Pisana - di specchi e lastre colate, divenendo ben presto una delle più importanti della Toscana, in diretta concorrenza con la Società Anonima Vetraria Italiana, fondata a Livorno nel 1884 e, in misura minore, con le aziende di Pisa e Firenze. Mentre la Fabbrica di Cristallerie e Vetrerie di Colle Val d'Elsa, dopo la morte di Schmid nel 1885, attraversava un periodo di crisi.

Gli sconvolgimenti storico-politico-economici e le fermenti artistici e scientifici che caratterizzarono gli anni tra il 1860 e la prima metà del XX secolo influirono profondamente sulla produzione vetraria dell'epoca. Purtroppo la perdita di gran parte della documentazione e delle strutture produttive, soprattutto a seguito delle due guerre mondiali, ha reso difficile tracciare un quadro corretto della produzione del vetro in Toscana. Ad un primo periodo di crisi, dovuto agli elevati costi di importazione delle materie prime dall'estero, si contrappose nell'ultimo ventennio dell'Ottocento un'inversione di tendenza che vide un ampliamento della gamma dei prodotti, ormai nettamente distinti tra vetro bianco per vasellame da tavola e da farmacia e vetro verde per bottiglie, fiaschi e damigiane. In quest'ultima produzione si distinsero le fabbriche empolesi, tra cui la più grande era quella di Carlo del Vivo.
Il passaggio al nuovo secolo vide un cambiamento nelle strutture produttive: gli stabilimenti, ormai di carattere industriale, furono dotati di forni a gas - inventati nel 1856 da Friedrich Siemens - e successivamente di macchine semiautomatiche, come le Boucher macchina per il soffiaggio dell'aria o la macchina per la produzione di stampi Owens. Infine, le ferrovie di nuova costruzione, che facilitarono l'approvvigionamento delle materie prime e il trasporto delle merci, incrementarono ulteriormente l'attività industriale nella zona.
Le nuove forme di protezionismo attuate all’indomani dell’Unità d’Italia resero sempre più difficile l’importazione di prodotti dall’estero, ora soggetti a tariffe doganali elevate. Fu in questo clima che il governo francese, il cui vetro ormai difficilmente veniva venduto nella penisola, decise di porre rimedio al problema costituendo una filiale dell'azienda Saint Gobain direttamente a Pisa. La fabbrica, che prese il nome di Fabbrica Pisana di specchi e lastre colate della Società Saint-Gobain, divenne presto una delle più importanti della Toscana, in diretta concorrenza con la Società Anonima Vetraria Italiana, fondata a Livorno nel 1884 e, in misura minore, estensione, con le aziende di Pisa e Firenze; la Fabbrica di Cristallerie e Vetrerie di Colle Val d'Elsa, invece, attraversava un periodo di crisi dopo la morte di Schmid nel 1885.

I 900

Agli inizi del XX secolo la crisi dell'industria del vetro colpì tutte le fabbriche della penisola, risolvendosi solo nel periodo tra le due guerre mondiali, quando si verificò un picco produttivo legato anche a nuove sperimentazioni che portarono alla creazione , negli anni '30, di materiali innovativi come SECURIT (vetro temperato antiurto prodotto a Pisa) o VETROFLEX (il più moderno isolante termico dell'epoca, prodotto a Livorno).

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